LA DONNA

La donna associata allo zelo sacerdotale - Beato Alberione

La fortezza è la virtù morale e soprannaturale che rende l’animo generoso e intrepido nel lavoro per il cielo,
nonostante le difficoltà, le paure e, forse la stessa morte.
Il cuore forte sa intraprendere e sopportare.
Beato Alberione.


"Il Signore t'ha benedetta nella sua potenza,
per mezzo di te ha annientato i nostri nemici"
(Giud.13,22)

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Se questa è la missione della donna, ne segue che il sacerdote e la donna s’incontrano nella stessa vocazione, che essi devono lavorare lo stesso campo. Ma disordinatamente, a capriccio? senza chi regoli e diriga il lavoro? No: l’esercito delle donne deve avere il suo capitano nel sacerdote. Il sacerdote è da Dio stabilito a salvare le anime: e dovrà renderne conto a lui insieme con la donna. Tocca però al sacerdote guidare il suo esercito alla vittoria: a lui studiare pazientemente il piano: a lui frenare le audaci ed incuorare le timide: a lui il richiamare le disertrici e lo riordinare le sbandate: a lui condurre tutte a battaglia. Egli, il capitano; le donne, i soldati: se il capitano dispone la battaglia, sono però i soldati che la vincono.

Oggi è universalmente riconosciuto il valore di questo principio nella cura d’anime: al sacerdote e più specialmente al parroco spetta il dovere di valersi di tutti per ottenere il fine suo: salvare le anime. Egli non può mettere in disparte alcuno dei mezzi ed alcuno dei cooperatori: canto, circolo di cultura, conferenze, avvisi, delicate industrie ecc.: curati, beneficiati, membri delle associazioni cattoliche, compagnie religiose ecc.: e tra tutti questi mezzi di salvezza e tra questi cooperatori uno ve ne ha importantissimo, abilissimo, efficacissimo: la donna. Dunque l’utilizzi, dunque la diriga, dunque se ne valga in ogni occasione: beninteso con prudenza, come si vedrà in seguito.
L’uomo nell’ordine fisico è incompleto senza la donna: poiché se egli ha la forza gli manca la grazia posseduta dalla donna: se egli ha l’intelligenza la donna ha il cuore: uniti questi due esseri si completano e dànno origine ad altri uomini.
Qualcosa di simile è della missione sacerdotale e della missione della donna: il sacerdote ammaestra, comunica i carismi della grazia, santifica dal tempio: ma la donna prolunga questa sua divina influenza sino fra le mura domestiche, la donna porta al sacerdote l’uomo. Il sacerdote senza la donna perderebbe tre quarti della sua influenza nella società, la donna senza di lui la perderebbe tutta. Come tra Dio e l’uomo sta il sacerdote, così tra il sacerdote e l’uomo sta la donna, anello di congiunzione.

Ed ecco il vincolo strettissimo che unisce il sacerdote e la donna: la comune vocazione; ed ecco nel sacerdote l’obbligo di un oculato e prudente indirizzo alla donna nella scelta dei mezzi: ed ecco nella donna il dovere di un’umile docilità ai consigli del sacerdote.
Che se ancora un dubbio ci sorgesse in mente, guardiamo alla storia: a fianco ai grandi benefattori dell’umanità e ai grandi santi del cristianesimo troverete sempre una dolce figura di donna e di santa, che quasi ne completa l’opera. A fianco di san Benedetto, il grande patriarca del monachismo occidentale, vedete santa Scolastica sua sorella; a fianco di san Francesco d’Assisi, il santo così universalmente amato,è santa Chiara, sua concittadina; a fianco dei Padri Domenicani sono le Domenicane; a fianco di san Francesco di Sales è santa Giovanna Francesca di Chantal; san Vincenzo de’ Paoli ha fatto per la Chiesa e per le anime assai più coll’istituire le Suore della Carità che col fondare la famiglia dei Religiosi della Missione. Il venerabile Cottolengo fu assai coadiuvato da Marianna Masi e il venerabile don Bosco dalla propria madre, Margherita Bosco.
Questo è l’ordine provvidenziale del mondo: né tocca a noi mutarlo: opponendoci renderemmo sterile il nostro nobile ministero: coll’adattarvisi opereremo con minor fatica un bene centuplicato. È necessaria un’avvertenza, a scanso di fraintesi.

Da quanto ho detto e sto per dire, alcuno potrebbe forse credere che io voglia asserire la donna non dovere occuparsi d’altro che cooperare al sacerdote: o almeno che quando non fa questo, non risponda alla missione sua. Non è precisamente in questo senso che intendo parlare. La donna ha da prestar un aiuto materiale all’uomo: e nel far questo ognuno vede quale immenso campo è preparato alla sua attività: ma io di questo non intendo occuparmene precisamente, esorbitando dal mio scopo. La donna ha da prestare aiuto morale-religioso all’uomo: e questo può avvenire in due modi: o direttamente, dirò così, nell’opera e nell’indirizzo datole dal sacerdote: o indirettamente, entrando soltanto nello spirito della missione sacerdotale, che è pure parte della missione femminile. Anche questo è assai apprezzabile: ma è specialmente del primo che qui intendo trattare; giacché dell’altro sono già in gran numero i libri che ne parlano, alcuni anzi egregiamente.


LA POTENZA DELLA DONNA 

La forza della donna non sta nella sua intelligenza, ma nel suo cuore: vorrei dire con un autore moderno: «nella sua debolezza, nel suo spirito, nella sua bellezza, posta a servizio del suo cuore».
Nell'uomo il cuore è metà del suo essere, nella donna è tutto: «Più superficiale nel resto, scrisse De Bonald, la donna è più profonda nell'amore». 
«L'amore non ha che episodi nella vita dell'uomo, mentre nella donna è la storia della vita intera»: così scrisse la Staél, forse con qualche esagerazione. Ma è certo che nella donna predomina il cuore e ne è prova la sua tenerezza, la sua soavità, il suo spirito di sacrificio, la sua delicatezza, tutta la sua intuizione. Osservate l'affetto di una figlia verso il padre o la madre; l'affetto d'una sposa per lo sposo ancorchè duro e incurante; l'affetto di una sorella per i fratelli ancorchè sprezzanti; l'affetto di una madre per i figli ancorchè ingrati: sono prove del grande cuore della donna.
«Alla donna, più che all'uomo - dice il S. Padre Pio XII - Dio ha concesso il dono, col senso della grazia e della piacevolezza, di rendere leggiadre e gradite le cose più semplici, precisamente perchè essa, formata simile all'uomo come aiuto per costituire con lui la famiglia, è nata fatta per diffondere la gentilezza e la dolcezza intorno al focolare di suo marito e far si che la vita a due vi si componga, e si affermi feconda e fiorisca col suo svolgimento reale».
Come alla forza si resiste con la forza, e trionfa il più forte; come dinanzi all'intelligenza si usa il raziocinio e vince chi ha argomenti migliori e logica più stringente; così fra due cuori il trionfo è sempre del più grande: e tra l'uomo e la donna la prevalenza del cuore non si discute. La donna non calcola il proprio ideale, ma l'intuisce e, fattolo suo, l'ama con tutto il suo essere e, vi tende con tutte le sue forze, lo sostiene appassionatamente di fronte all'uomo. Lo sostiene con la debolezza. Cosa meravigliosa: quanto più un essere è debole, tanto più forte sarà la sua preghiera. Se il povero è più povero, ha maggior efficacia presso il ricco; se il bambino è più piccolo, più facilmente disarma anche il mostro di crudeltà. E questa è la forza della donna: essa è regina finchè chiede umilmente; quando volesse comandare o ragionare, allora il suo impero si sfascia. E l'umile supplica, la donna non l'adopera solo di fronte all'uomo per convalidare i suoi desideri, ma specialmente di fronte a Dio. Ella prega per l'uomo: prega con la confidenza del bimbo, con l'umiltà del povero; con la costanza, spesso, del martire. Prega, e Dio l'esaudisce, perchè chi non sa che la preghiera è onnipotente presso il cuore di Dio? Chi non sa che Dio dà tutto a chi lo prega bene? Ed ecco la donna che,

per la sua debolezza, diventa forte della fortezza di Dio; ed ecco che la donna vince perchè ha con sè Dio. La donna sostiene il suo impero con la bellezza: bellezza che cresce nella virtù, nella modestia, nel pudore. È vero ciò che sta scritto nell'Ecclesiastico: «Per causa dellabellezza della donna molti sono caduti nella perdizione e da essa viene accesa come fuoco la concupiscenza» (Siracide 9,9); ma d'altra parte è pur vero che la bellezza, unita alla virtù, muove il cuore dell'uomo, l'inclina verso di lei e diventa un mezzo potentissimo per innalzarlo verso il Signore. La donna sostiene l'uomo col suo spirito: l'uomo considera le cose, astrae, generalizza; la donna tutto analizza e vivifica. La donna sente Dio, la virtù, quanto vi ha di bello e di buono: e nel sentire ama, e nell'amare persuade, e persuadendo comunica un'unzione tutta particolare del suo cuore. L'uomo ne resta dominato, direi, spesso incantato.
La donna sostiene l'uomo col sacrificio: ma sacrificio che si compie in mille cose minute, che l'uomo sovente non cura o addirittura disprezza.
La donna per compiere la sua sublime missione ha a suo servizio amorose sollecitudini, esortazioni dolci e forti, rimproveri pieni di tenerezza soave, preghiere condite di lacrime cocenti, sguardi che sono una rivelazione, una ispirazione, una intuizione, una suggestione; così ella previene cadute, rialza chi è inciampato, sprona al bene, eleva opportunamente.
Osservate a quante cose arriva una donna, come nulla le sfugge, come tutto prevede, aggiusta, ripara, dispone. Questo è un fatto verissimo ma troppo frequente per cui non è sufficientemente stimato. E’ difficile capire le tenerezze d'una sorella, i riguardi assidui e delicati di una sposa, le sollecitudini continue ed amorose d'una madre. Ella non risparmia fatiche, veglie, privazioni, sangue, vita; e, soffrendo, gode di soffrire; morendo, gode di consumarsi, pur di ottenere quanto vuole per l'essere che ama. E l'uomo rimane vinto, cade ai suoi piedi, si arrende e dice praticamente: chiedi quanto vuoi; chi può resistere alle tue richieste?

La posizione della donna

In secondo luogo la donna è potente per la sua missione domestica e sociale. Questa è per lei come il miglior punto strategico per un capitano. La donna è nella famiglia più che non l'uomo; come figlia, sposa, madre. Ora quanto non può una figlia sull'animo dei genitori e su quello dei fratelli? Vi sono intere famiglie allevate cristianamente da una sorella maggiore. Tanti fatti storici confermano la cosa, tanto da farla diventare ordinaria ! Quante volte una buona figliuola non ha ritenuto da eccessi genitori e fratelli? Quante volte una buona figliuola non ha istruito i suoi cari, piccoli e grandi, nelle verità religiose in modo così naturale e delicato, da passare inavvertita ma da essere efficace? Quante volte non ha attirato i parenti alla Chiesa, alla parola di Dio, ai SS. Sacramenti? Quante volte una buona figliuola di soda pietà non ha sparso il profumo del proprio spirito tra le mura domestiche? non ha indotto soavemente al parlare castigato, al vicendevole compatimento, all'amore reciproco, all'adempimento del dovere? Si domandò un giorno ad una nobile donzella, sorella di un avvocato di grido, scapolo, come mai ella avesse rifiutato la mano di tanti giovani buoni, ricchi, onorati. La donna alzò gli occhi al cielo, poi li abbassò, e mentre il volto si copriva di un lieve rossore, mormorò: «Ahi l'anima di mio fratello!... ». Era la vittima che aveva sacrificato tutto per restare al fianco del fratello, per salvarlo. Ed aveva già ottenuto tanto! La sposa poi, alla forza dell'affetto, aggiunge la libertà che le proviene dall'essere la compagna del suo sposo, e perciò può ancora di più. Quante volte è solo per lei che si è compito il matrimonio religioso, che in casa si prega, che il marito si porta alla Messa ed ai Sacramenti. « Mio marito fa quello che gli dico io - confidava una sposa. – E’ ora di andare alla Messa, gli dico.
Ed egli cede e mi accompagna ». Ed anche là dove più non giunge la voce del Sacerdote, anche a quell'uomo il quale non pensa che al lavoro e al guadagno, anche a quel disonesto, il quale non sogna che piaceri e passioni, anche a quell'infelice travagliato dalla febbre degli onori o dalla sete di vendetta, anche a costoro può sempre o quasi sempre giungere la voce d'un angelo: voce dolce, suadente, ascoltata d'una sposa. Quante volte si rinnova lo spettacolo di S. Cecilia che conduce il marito al Sacerdote di Dio! Quante volte si ripete il fatto di Emilio Littrè ! Filosofo positivista, storico evoluzionista, senatore a vita, massone zelante, ricevette negli ultimi giorni della vita il S.Battesimo. Il merito della conversione? la sposa e la figlia: l'ottennero col sacrificio, con la preghiera, coi servizi più assidui, con le parole più dolci, con la medaglia della Vergine: argomenti più forti sul cuore che non la logica alla mente! Oh quanti consorti dovranno rendere giustizia nell'eternità alla loro benefattrice e dire: Sono salvo per la mia sposa.Ma la donna tocca l'apice della sua potenza quando è elevata alla dignità di madre; forza d'amore, libertà di parole, autorità divina sui figli si congiungono allora in lei. E chi forma l'anima dei figli è appunto la madre: il padre fa eseguire, ma la madre crea la coscienza dell'azione; il padre traccia come lo scheletro di educazione, ma la madre lo completa, lo vivifica; il padre agisce sul figlio presente, la madre anche sul figlio lontano dalla casa e dal suo sguardo, sul figlio superstite.Montaigne e Smiles concordemente affermano: « La casa dipende siffattamente dalla donna da potersi e doversi asserire che la felicità o l'infelicità della casa medesima sono opera sua ».E il De Maistre: « Sulle ginocchia della madre si forma ciò che il mondo ha di più grande: l'uomo ». Questa verità è di evidenza così chiara e di esperienza così ordinaria da non aver bisogno di dimostrazione. Il fatto di Coriolano che cede innanzi alla madre, se è vero, non è che uno degli infiniti episodi d'ogni giorno. Quante volte si può ripetere ciò che disse S. Ambrogio a S. Monica: « E’ impossibile che si perda il figlio di tante lacrime ! » Rimarrebbe ora a vedere quanto possa la donna per la sua posizione sociale, e questo si vedrà più chiaramente nella seconda parte.

LA VOCAZIONE DELLA DONNA

Il Bougaud, dopo aver considerato la potenza della donna, esclama: « Initium et finis mulier »: in ogni cosa grande vi trovate come principio e fine la donna. E Tacito: « Inesse in eis quid divinum»: la donna ha in sè una orma della potenza di Dio. Ma perchè questo Dio,che fa bene ogni cosa, che tutto rettamente dispone in peso e misura, secondo i suoi altissimi fini, perchè questo Dio è stato così munifico verso la donna? La risposta è esplicita e logica: perchè l'aveva destinata a una nobilissima vocazione; i doni largiti alla donna sono i mezzi necessari alla sua missione. Rifacciamoci all'origine del mondo. Quando Dio ebbe creato l'uomo, dice la S. Scrittura, Egli guardò a lui e, tocco il cuore di compassione alla vista della sua solitudine, pronunciò quella parola: «Non è bene che l'uomo sia solo: facciamogli una compagna simile a lui che gli serva di aiuto»(Genesi 2:18)E creò la donna per aiuto dell'uomo. Ma per aiutarlo in che cosa? Nei suoi lavori, nelle sue angosce? Si: è acerbo il dolore quando si soffre da soli! Per condividere le gioie, e sogni di felicità? Sì, perchè si gode assai poco, quando si gode soli! E siccome l'uomo non è creato per la terra ma per il cielo, siccome Dio collocò in lui speranze celesti, aspirazioni e slanci sublimi, siccome il mondo è l'esilio, mentre il cielo è la patria: sorreggere l'uomo in questo cammino, condurlo amorosamente all'eternità beata, procedervi sostenendosi a vicenda, costituisce l'altissima missione della donna, adjutorium simile sibi. «Son due - dice il S. Padre Pio XII - l'uomo e la donna, che camminano a paro e si dànno la mano e si legano col vincolo di un anello; nodo amoroso che anche il paganesimo non dubitò di chiamare "vinculum iugale". Che è mai dunque la donna se non l'aiuto dell'uomo, colei a cui Dio concesse il sacro dono di far nascere l'uomo al mondo? » L'uomo, curvo sulla terra che doveva lavorare, avrebbe forse perduto facilmente di vista il cielo: Dio gli diede un angelo, un apostolo, un amico intimo, persuasivo, amabile onde gli conservasse la luce e l'attrattiva verso la meta.
Si procede bene, la mano nella mano! Gen,2,18 E’ però tristemente vero che Eva si valse di questo dolce ascendente su Adamo per trascinarlo seco nella colpa. Ma Dio, punendolo, non mutò la missione della donna: l'uomo caduto abbisognava ancora di più dell'aiuto di lei. Se la donna, sotto il dominio brutale del paganesimo, per diffidenza dell'uomo, cadde schiava, oppressa o almeno fu allontanata dall'uomo, Dio pensò a rilevarla da tale stato: se no, essa non avrebbe più potuto esercitare la sua missione. Maria fu l'alto tipo della donna cristiana: Essa compì il suo ufficio di sollevare l'uomo, di distaccarlo dalla terra, di condurlo al cielo. La donna riabilitata da Gesù Cristo, venne con paziente ed assiduo lavoro rimessa al suo posto primitivo. Dopo diciannove secoli, la donna cristiana gode di nuovo quel santo ed universale rispetto, quel tenero e religioso amore, quegli onori e quei riguardi di delicatezza che rendono possibile l'esercizio della sua missione. Quel certo spirito di cavalleria, che nonostante le naturali esagerazioni, dominò tanto nel Medio Evo e forma ancor oggi come l'incanto e il profumo della società civile, è tutto uno spirito ed un frutto delle dottrine cristiane sulla donna.
In essa troviamo di nuovo quel profumo di purezza, quell'aureola di modestia, quella bellezza grave, quell'amabile libertà, quella virtù generosa e quel desiderio intenso di attrarre il cuore dell'uomo per innalzarlo al cielo e condurvelo seco. Quanti uomini, specialmente nel turbinio presente della vita, dimenticherebbero forse Dio, l'anima, l'eternità, se non avessero una sorella, una sposa, una madre, una flglia... L'uomo meglio fornito di doni e di studi, tra gli affari e le occupazioni del presente, facilmente dimentica l'idea del futuro: il visibile lo soffoca, il suo volto si abbassa. E lo dimentica, anche perchè molte donne non vivono all'altezza della loro missione. Lo lamenta il S. Padre Pio XII: «Il meraviglioso progresso materiale, non accompagnato e non seguito da un corrispondente progresso morale, ha finito con tutti i suoi agi e le sue comodità di soffocare nelle coscienze i valori spirituali e di mettere l'uomo fuori di Dio e contro Dio.
«L'applicazione delle scoperte scientifiche, i mirabili progressi della scienza, le sorprendenti realizzazioni della meccanica hanno trasformato il mondo; ma la donna, creata da Dio per ricordare all'uomo il suo fine spirituale, immortale, eterno, non ha saputo guidare se stessa per le difficili vie della civiltà moderna, non ha saputo difendere e salvaguardare l'importante trincea dei valori spirituali. non ha saputo essere la misura di tutto, come avrebbe dovuto, per la sua missione. Così ha finito di essere travolta e divenire prima il trastullo, il giocattolo grazioso della vita, poi lo strumento di corruzione, di rovina, di peccato. « Spetta alle giovani migliori - e chi non vuol essere tra quelle? - saldare la rottura profonda, ricomporre il disaccordo, ristabilire l'armonia tra le nuove forme di vita e la legge di Dio, attingendo alla fede religiosa, alla coscienza della propria dignità, al senso di responsabilità umana e civile, la forza per essere all'altezza dei tempi, non solo nel portamento esterno, ma in quello spirituale e morale ». L'uomo è in uno stato di inferiorità rispetto alla donna: mentre la avanzerebbe per forza della sua intelligenza. Ciò che l'uomo dimentica, è precisamente quanto la donna più facilmente ricorda, perchè lo sente sempre vivo. Ella non cura tanto la logica, ma se si tratta delle cose spirituali le intuisce meglio, le gusta meglio, vi inclina più facilmente. Qualcuno ha detto: la religione è per le donne. Non è per le donne nel senso di escludere gli uomini; ma è per le donne nel senso che la donna naturalmente è più inclinata alle pratiche di pietà. « Anche la Chiesa, disse il Papa Pio XI alle Donne Cattoliche, vi rende questo onore, chiamandovi il sesso devoto. E voi dovete, con la religione e per la religione, essere aiuto dell'uomo ». Chi mette la donna fuori di tal missione, la mette fuori della sua vocazione: la rende una spostata. La donna che non fa questo è inutile, se non dannosa, nel mondo. Alla donna che si insuperbisse o si lamentasse di dover lavorare per la conversione del marito si potrebbe far presente che quello è il suo esplicito dovere.

Beato Alberione

 

Grazie a te donna
LETTERA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLE DONNE


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