L'Angelo del Signore portò l'annuncio a Maria ed ella concepě per opera dello Spirito Santo. Grazie a Dio!  

ANNUNCIO A MARIA
di Don Gabriele Amorth ssp

Il sì di Maria fu un atto di obbedienza a Dio, che agiva attraverso le decisioni dei suoi genitori, secondo gli usi del tempo. Ella sapeva ben vedere la mano di Dio attraverso gli avvenimenti umani non dipendenti da lei. (G.Amorth

E' da collocare verso l'anno 7 a.C., nel periodo seguente alla semplice celebrazione del fidanzamento tra Maria e Giuseppe, l'episodio dell'annunciazione: l'evento più importante della vita della Madonna e di tutta la storia dell'umanità; il momento in cui il Verbo eterno si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Gli evangelisti, come è noto, ci narrano gli episodi salienti della vita di Maria e dell'infanzia di Gesù, scegliendo quelli significativi per il segno messianico che contenevano, in base agli scopi dei rispettivi Vangeli. Ecco in quali termini Luca narra l'episodio dell'annunciazione:

« Al sesto mese (dal concepimento di Giovanni Battista), Iddio mandò l'angelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nazareth, a una Vergine sposa di un uomo di nome Giuseppe, della casa di Davide; il nome della Vergine era Maria. Entrò da lei e disse: "Ave, piena di grazia; il Signore è con te". Per tali parole essa rimase turbata e si domandava che cosa significasse un tale saluto » (Luca 1,26:29

Le narrazioni evangeliche sono tutte molto pregnanti di riferimenti biblici, ma questa di Luca lo è in modo straordinario, e solo chi abbia familiare la lettura dell'Antico Testamento può coglierne tutte le allusioni e i significati nascosti, che altrimenti sfuggono. Già il nome del messaggero,Gabriele (nome che significa potenza-di-Dio), richiama tutta una storia di interventi divini concernenti la redenzione, che è la più grande delle meraviglie compiute per l'uomo dall'Onnipotente. Basta rileggere il libro di Daniele, ai capitoli 8 e 9, per comprendere che cosa significasse per Luca l'invio di Gabriele a Maria.
Ma analizziamo bene il colloquio tra l'angelo e la Vergine, osservando come le successive traduzioni - in greco, in latino e nelle lingue moderne - abbiano troppo semplificato e impoverito il senso delle parole.
« Ave » non traduce il semplice saluto tradizionale dégli Ébrei: Pace a te (shalòm); ma il termine greco kaìre, che significa: esulta, gioisci, rallegrati. E una parola che introduce l'annuncio di una novità gioiosa e si ricollega alle profezie della liberazione d'Israele dall'esilio e alla venuta del Signore in mezzo al suo popolo Sofonia 3,14:17« Esulta,gioisci, figlia di Sion » Zaccaria 2:10: « Esulta, rallegrati, Gerusalemme).
« Piena di grazia », andrebbe meglio tradotto: « Tu sei l'oggetto di tutto il favore di Dio »; in una parola: favoritissima. È un'espressione che resta subito misteriosa per Maria. Significa in sostanza questo: tutta la grazia, o favore divino che c'è in te, è in vista di un particolare disegno. Pieno di grazia per natura è soltanto Cristo; Maria, semplice creatura, viene proclamata come la prescelta per il piano spe ciale di benevolenza che Dio ha verso l'umanità; perciò è ripiena di tale benevolenza.
L'espressione: « Il Signore è con te » acquista allora un valore tutto speciale e nuovo, che Maria vagamente si sforza di intuire: « Dio .è con te in un modo nuovo, tutto particolare, perché vuole compiere in te i suoi disegni ».
Il turbamento di Maria non trova spiegazione che in queste parole. Ella capiva che contenevano qualche cosa di meraviglioso, un fatto del tutto nuovo e imprevisto, un evento grande e gioioso per il quale lei, che si sentiva un niente, era stata prescelta dal favore divino. Non capiva di che cosa potesse trattarsi; rifletteva turbata, ma senza chiedere nulla, come era del suo carattere.

« Ma l'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio. Lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine" » (Luca 1,30:33).

Avere un figlio era certo l'ultima cosa a cui Maria avrebbe pensato. Quel Dio che le aveva ispirato la verginità, ora le offriva la maternità: la martenità del Promesso, dell'Atteso d'Israele. La disponibilità di Maria è immediata e senza condizioni, perché l'unico atteggiamento ragionevole dell'uomo di fronte a Dio è un'adesione totale. Però la Vergine domanda che cosa deve fare. Non pone limiti, ma chiede ordini. Ci sembra questo il più ovvio significato della richiesta: « Come avverrà questo, perché io non conosco uomo? » (Luca1:34).
Espone Ia sua condizione particolarissima di donna sposata che vuole appartenere interamente a Dio, disposta a fare qualunque cosa il Signore le chieda. Sarebbe stata una domanda superflua, se in lei non ci fosse stato il proposito di non "conoscere" uomo, che ha il chiaro significato biblico di non avere rapporti coniugali. Chiede in che modo avverrà la sua maternità, di cui non dubita affatto, al fine di sapere come comportarsi per adempiere alla volontà di Dio.

« E l'angelo rispose: «Lo Spirito Santo scenderà sopra di te (lo Spirito Creatore, che all'inizio del mondo aleggiava sopra le acque), e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra (richiamo diretto alla nube che ricopriva l'Arca, per indicare l'abitazione di Dio); perciò il santo che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio" » (Luca 1:35).

Per noi le parole sono chiare, e lo diventeranno anche per Maria; ma se lo fossero anche in quel momento non lo sappiamo. Quello che ella poteva capire era che l'ora della salvezza era arrivata; che lei sarebbe diventata la madre del Messia promesso; che tale maternità sarebbe stata opera miracolosa dello Spirito Creatore. Con queste parole aveva ricevuto chiara risposta alla sua domanda: la sua verginità era gradita e salvaguardata da Dio. Sapeva anche che il Messia, erede di Davide, sarebbe stato un Messia trascendente, Figlio di Dio, e che lei era la nuova Arca scelta per sua dimora. Ma che Gesù fosse il vero Dio incarnato in lei, la Vergine poteva capirlo solo con un'illuminazione straordinaria dello Spirito. Le stesse parole dell'angelo: « Sarà grande, sarà chiamato Figlio di Dio (espressione molto comune nella Bibbia), Iddio gli darà il trono di Davide », non erano chiare; potevano essere intese come annuncio di una futura missione regale conferita da Dio a questo Figlio, nato direttamente e miracolosamente dalla Vergine. Anche Adamo era nato direttamente da Dio, senza neppure la collaborazione di una donna. La conoscenza del mistero di Gesù andrà gradatamente chiarendosi in Maria, per quella relazione unica e trasformante che le veniva dalla divina maternità.
A questo punto il dialogo avrebbe potuto dirsi esaurito, da parte di Gabriele. Ma l'angelo insiste annunciando un altro fatto miracoloso, che è in stretta relazione con quanto si sta compiendo in Maria: il concepimento del precursore.

« Ed ecco, Elisabetta tua parente ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, e lei che era ritenuta sterile è già al sesto mese; nessuna cosa infatti è impossibile a Dio. Disse allora Maria: « Ecco la serva del Signore; si faccia di me come hai detto tu». E l'angelo si allontanò da lei » (Luca 1,36:38).

La grandezza di Maria è soprattutto in questo sì. Nell'incontro con l'angelo ella ha parlato ben poco: una breve domanda e un totale assenso. Il suo futuro non le era affatto chiaro; sapeva l'essenziale e non aveva chiesto niente di più, anche se le era stato manifestato il concepimento miracoloso del Battista, a conferma che quel Dio che può tutto avrebbe agito anche in lei stupendamente. Maria aveva capito che il Signore la voleva madre e ne intendeva anche il modo: rimanendo vergine.
Sapeva di custodire dentro di sé, da quel momento, il tesoro di Dio: questo bambino sarebbe diven tato grande, mentre lei era soltanto la schiava del Signore, prescelta (perché proprio lei?) per il compimento delle promesse. Tutto il resto le era oscuro. Ma l'espressione: « nessuna cosa è impossibile a Dio », risuonava come un invito a credere nell'incredibile, con una fiducia totale, anche se buia. Fede è procedere senza sapere, senza capire, ma fidandosi della parola di Dio. E il sì che ha aperto la via all'incarnazione del Verbo non è solo un ; è: « si faccia di me tutto quello che il Signore vuole »; è l'espressione di una disponibilità assoluta, a cui Maria sarà sempre fedele, anche se ne comprenderà tutte le conseguenze solo ai piedi della croce.
Il Figlio santo che custodiva e la certezza dei favori divini hanno indubbiamente riempito Maria di una gioia immensa. È stato il giorno della sua vita in cui si è sentita più felice; l'anima cantava di gioia, e avrà provato solo la pena di non poter gridare a tutti la sua felicità, di non poter proclamare a tutto Israele il lieto evento. Ma la sua missione era un'altra; non spettava a lei divulgare i piani di Dio. Maria ha sempre saputo rimanere al suo posto: non ha detto niente a nessuno. Solo, ha incominciato a scoprire in una nuova luce il senso dei salmi, dei cantici, delle profezie bibliche.
Il suo atto di fede e di obbedienza aveva dato inizio alla salvezza; solo lei sapeva che il Redentore era venuto.

Gabriele Amorth - da: Maria un si a Dio.